Antonio Corbo, giornalista, ha commentato la vittoria del Napoli contro il Monza per 2-4 nel suo editoriale per La Repubblica: "La tredicesima vittoria del Napoli comincia da una scossa inattesa. Nella ripresa la flemma della squadra porta i tifosi ad una reazione veemente di sdegno. Nel primo anno di tregua con il presidente dopo quasi 20 di sistematica ostilità, il tifo organizzato viola i patti. Aveva annunciato solo un polemico silenzio riassunto nel diplomatico slogan “Muti per amore”. Macché, il Napoli era inguardabile, in svantaggio per un mancato balzo del contemplativo Juan Jesus su Djuric quando tifosi hanno ritrovato la voce e i giocatori la memoria. Tra i minuti 55 e 68 segnano tre gol e il Monza sparisce. Passa da grasse risate in tribuna allo sgomento l’ad Galliani. Smette di saltare nella sua coreografica direzione anche l’elegante Palladino, scarpe bianche sotto vestito blu. Era un pallino di De Laurentiis. Ora punta più in alto. Palladino si sarà anche pentito di aver previsto la reazione del Napoli ai cori feroci dei suoi tifosi, proprio al 55’ infatti ritira due dei suoi migliori, l’ivoriano Akpro e il furetto Zerbin, schierato alto a sinistra per infastidire il generoso ma usurato Di Lorenzo. Contemporaneo il cambio di Ngonge, monotono e mai alla ricerca della profondità, con Politano. Proprio da quella zona parte l’assist morbido di Anguissa per il centro, dove Osimhen si fa prestare uno scalone dei pompieri per salire fin dove riuscivano Gigi Riva o Ian Rush. Anche il cross di Anguissa ricorda i pallonetti corti del suo capitano scozzese, Kenny Dalglish. Seguono altre magie in una sequenza forse irripetibile. Due sassate di Politano e Zielinski, quindi il gol lampo di Raspadori entrato da 21 secondi. Dei gioielli provoca un retropensiero quello di Zielinski, ambidestro geniale ed essenziale, magari discontinuo, purtroppo escluso dalla lista Uefa per decisione improvvida due volte. Merita sempre rispetto un professionista. Si possono elencare le ombre, che persistono. Come lasciar fuori Ostigard per il poco reattivo Juan Jesus, come il mancato contributo degli acquisti bocciati da tre allenatori su tre, come l’appannata forma di Kvaratskhelia, ma è innegabile la potenzialità tecnica di questa squadra. Calzona nei limiti del suo tardivo mandato è il primo ad averla finalmente messa con il preparatore Sinatti sui binari tracciati da Spalletti, ancora prima da Sarri. Un capitale tecnico che va valorizzato e superato, piuttosto che cercare innovazione tra interpreti di attacco temerario e difesa bizzarra, ora che anche Pep Guardiola detta il futuro reinventando se stesso. A sette partite dal capolinea, è certa la rifondazione. Se da Ngonge si aspetta qualche segnale nella ricerca della profondità, qualche lampo di Cajuste entrato nel finale propone un riesame. Il Napoli è ancora Meret, Di Lorenzo benché logoro, Rrahmani, Olivera, Politano, Kvara. Con Simeone e Raspadori, due risorse sprecate. Con gli acquisti sbagliati. E Osimhen, la gigantesca incognita di mercato che determina la rifondazione".

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