Antonio Corbo, giornalista, ha commentato, nel suo editoriale per La Repubblica, alcune immagini del docu-film sullo scudetto del Napoli: "Di mille scene Andrea Bosello pianta una nella memoria. L’ultima. La solitudine ambigua del vincitore. Spalletti nello stadio vuoto e nerastro. Scende una notte senza luci e senza domani su di lui, sulla sua squadra, sul popolo dello scudetto. Passerà questa immagine, che proprio Bosello anticipa a poche ore dal film, come il suo piccolo capolavoro di regista sensibile. Lui non fugge dalla verità come Spalletti dal trionfo. Lui ti fa capire quello che la pellicola non racconterà, non può raccontare, perché “Sarò con te” nel progetto della produzione dev’essere incollato al suo tempo, lo spazio che va da un inizio del campionato alla sua fine, tutto il resto è ombra. Errore. Nulla. E invece no, come la vita il calcio continua, e come il calcio il cinema non smette di raccontare, “C’è sempre domani”, ha insegnato una fantastica e dolente Paola Cortellesi, il film di Bosello deve fermarsi proprio dove sfilano già i titoli di coda, lasciando intuire un futuro di sola nostalgia. Cupa nostalgia. “Sarò con te” ha comunque una grande onestà, perché nel documentare le vittorie non vieta allo spettatore di domandarsi perché tutto sia crollato, sparito, sfatto. Finisse in queste ore il campionato la classifica dà il Napoli dopo 34 partite a 33 punti da se stesso un anno prima, a 39 dall’Inter che gli mostra lo scudetto dalla tolda del bus turistico due piani in giro tra i deliri di Milano. I tifosi vip, come Paola Bassi pasionaria azzurra nelle tribunette tv, neanche ora perdonano quella festa mancata, Quel contatto ravvicinato, gli occhi negli occhi, l’abbraccio dei tifosi alla squadra attesa da oltre 30 anni. Nella ricostruzione del racconto segreto si comincia infatti da quella notte. Anche la squadra, l’allenatore, i dirigenti, i tifosi di questi infiniti pellegrinaggi per l’Italia, videro tutto in tv. Solo in tv. Furono bloccati in un albergo poco distante da Udine, il “La Di Morèt” di un generoso Franco Marini sulla stradona che corre verso il Brennero, in attesa di un volo che portasse tutti a casa, con atterraggio insolito nell’aeroporto casertano di Grazzanise. Quale motivo di ordine pubblico abbia dettato quello strappo alla regola, non si è mai saputo. Né l’ha spiegato il prefetto tifoso Claudio Palomba, che ha spalancato porte e braccia ad Aurelio De Laurentiis nei giorni felici, il presidente che intanto si staccava dal suo ruolo per allestire i festeggiamenti al Plebiscito. L’inizio della rapida fine. Spalletti che fugge “per troppo amore di Napoli”, Giuntoli che sparisce dall’uscio socchiuso per consegnarsi alla Juve, l’amministratore Andrea Chiavelli che non si vede né sente, il caposcouting che dà le dritte e quali dritte per due mercati sfortunati e acquisti bocciati da tre allenatori su tre. Meglio dimenticare".

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