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Le Zeppole o la Zeppola come la conosciamo oggi nasce a Napoli. La prima zeppola fu molto probabilmente la “pasta crisciuta“. Nelle cucine partenopee si è cominciato a dare alle frittelle la forma di una serpe a S (dal latino saerpula). Ecco la ricetta della zeppola napoletana e dove mangiare le migliori zeppole di Napoli.
LA ZEPPOLA DI SAN GIUSEPPE UN’INVENZIONE TUTTA NAPOLETANA
La zeppola di San Giuseppe, come la conosciamo oggi, nasce a Napoli, secondo alcuni nel convento di S.Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore.

LA “PASTA CRISCIUTA”
Il discorso è lungo, nasce a Napoli con una reminiscenza latina e ormai ha conquistato l’Italia. La prima zeppola fu molto probabilmente la “pasta crisciuta”, quell’impasto di farina, acqua e lievito che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, rassomigliando ad una rotondeggiante ernia inguinale. Ma la fantasia dei napoletani in cucina mescola sempre sacro e profano, e a mo’ di giustificazione religiosa ai peccati di gola, nelle cucine partenopee si è cominciato a dare alle frittelle la forma di una serpe a S (dal latino saerpula), dedicandole a quel san Paolo, protettore delle serpi, che diventa zi’ Paolo, un mitico friggitore napoletano, presunto inventore della zeppola. Ma la forma diventa ben presto rotonda: la saeptula, dal latino saepio, cingere. Così arriviamo alle ciambelline casalinghe, rotonde e coperte di zucchero, delizia di grandi e bambini. e il mondo.

LA PRIMA ZEPPOLA NAPOLETANA
La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale comunque al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino. Ippolito nasce da Guido Cavalcanti , 4º Duca di Buonvicino e 4º Duca di Montemurro dal 1799, Patrizio di Cosenza, Governatore di Tropea nel 1783, Governatore di cappa e spada di Napoli nel 1785 e dalla sua seconda moglie Anna Capparelli. Nel 1810 sposa Angela Como dei duchi di Casalnuovo e Baroni di Santo Stefano Molise e fece parte degli Eletti di Napoli, una ristretta cerchia di cittadini che collaboravano al governo della città.

LA MODERNA ZEPPOLA DI SAN GIUSEPPE
Ma spostiamoci alla zeppola di questi giorni, quella di san Giuseppe: arriva dai dolci delle Liberalia romane, le divinità dispensatrici del vino e del grano nel giorno del 17 marzo. In onore di Sileno, compagno di bagordi e precettore di Bacco, si bevevano fiumi di vino addizionato di miele e spezie e si friggevano nello strutto bollente profumate frittelle di frumento; sono state rivisitate e riportate in un suo famoso manuale di cucina da Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino e infine si dice corrette da Paolo Pintauro (agli inizi dell’ Ottocento), che fu anche il manipolatore della sfogliatella, quella delle monache del convento di Santa Rosa . Fu allora che l’impasto di uova, strutto ed aromi varî e fu sottoposta ad una doppia frittura prima in olio profondo e poi nello strutto fuso e bollente, con successiva aggiunta di crema pasticciera e amarene di guarnizione.

19 MARZO LA FESTA DI SAN GIUSEPPE
Un tempo a S.Giuseppe, patrono dei falegnami,si festeggiava la loro festa e venivano messi in vendita tutti i tipi di giocattoli di legno. Tutti i bambini ne riceveva in dono dai genitori qualcuno. Oggi invece, dal 1968, da quando cioè il giorno di S.Giuseppe è stato decretato festa del Papà, il 19 marzo sono i figli a fare regali ai padri.