Il rame di Napoli non ha mai avuto un sapore così buono. D’altronde, chi non resisterebbe al sapore del cioccolato, delle arance e del pistacchio di Sicilia?
Il dolce chiamato “Rame di Napoli“, a dispetto del nome, non ha nulla a che vedere con la città di Napoli. Nacque infatti grazie alla maestria dei pasticcieri catanesi che due secoli fa realizzarono un dolce che ancora oggi si mangia nel giorno di Ognissanti e dei Morti. Nella tradizione siciliana, infatti, il dolce è un regalo che i parenti defunti fanno ai bambini che si sono comportati bene durante l’anno.
Le origini sono abbastanza simili a quelle del nostrano “Biscotto all’amarena“, dato che inizialmente erano realizzati utilizzando gli scarti di pasticceria. Poi, nei tempi moderni, hanno ottenuto la giustizia che meritavano, diventando prodotti ricercatissimi.
Una moneta dolcissima
Non si conosce con esattezza quale sia la reale origine di questi biscotti, l’unica certezza è che cominciarono a comparire sulle tavole di Catania dopo l’unificazione del Regno di Napoli e di Sicilia con Ferdinando I di Borbone. Un’iniziativa che, in realtà, non piacque ai siciliani, che persero Palermo capitale.
in un secondo momento furono messe in circolazione anche nuove monete costituite da una lega rame, appunto, che in Sicilia vennero ricordate con questo dolce.
Le interpretazioni sulla nascita del dolce sono tre: c’è chi dice che i catanesi, contrariati per l’introduzione di una moneta di scarso valore che andava a sostituire le vecchie leghe locali, realizzarono dei dolci con scarti di pasticceria perché “ormai valgono più i biscotti dei soldi“. Questi furono venduti al prezzo di “un rame” e, di lì, nacque il “Rame di Napoli” inteso in senso dispregiativo.
Altri ritengono invece che il dolce sia nato nella bottega di un pasticciere catanese in occasione dell’introduzione di una moneta celebrativa per festeggiare la nascita del Regno delle Due Sicilie.
Una terza leggenda, che però non ha riscontri storici, lega l’origine del dolce alla venuta in città di un pasticciere napoletano che cominciò a vendere i suoi pasticcini al costo di “un rame”.
La ricetta è legata a ingredienti economici e poveri, come la farina, il cioccolato e la marmellata di arance. Negli anni successivi furono poi arricchiti con crema di pistacchio, confetture di frutta e altri ingredienti nati dall’estro degli chef siciliani che, emigrati con un bagaglio immenso di tradizioni secolari, hanno esportato questo dolce in tutto il mondo.