Il mondo del calcio, italiano e non solo, è in lutto per la scomparsa di Karl-Heinz Schnellinger, che si è spento a 85 anni all'ospedale San Raffaele di Milano. Era malato da tempo. Il suo nome riporta al 90' di Italia-Germania Ovest, semifinale del Mondiale messicano del 1970, quando Schnellinger, difensore tedesco poco abituato a spingersi oltre la metà campo, ha infilato Albertosi portando la partita sull'1-1 e ai supplementari, consegnandola a una mitologia eterna, stava avviandosi verso gli spogliatoi che, casualmente, erano dietro la porta azzurra. Un modo per allontanarsi il più presto possibile da un evento tanto triste come quello di aver perso un confronto così importante. Invece trovò la gloria, anche se effimera visto il 4-3 leggendario con cui l'Italia si portò a casa la finale. Se pensi a lui pensi subito a quello, alla rabbia che ha procurato a milioni di connazionali che stavano vedendo la televisione a un orario quasi antelucano. Ma Schnellinger è stato tanto altro, come dimostrano i messaggi di cordoglio delle ultime ore. Se n'è andato a 85 anni, poco tempo dopo un ex illustre compagno come Franz Beckenbauer e un altro meno illustre ma legatissimo a Karl-Heinz come Giovanni Lodetti. Schnellinger era un difensore che non mollava un centimetro all'attaccante avversario che doveva controllare. Sapeva interpretare al meglio vari ruoli, dal terzino sinistro allo stopper, dal libero al mediano di contenimento. Nato a Düren nella Renania Settentrionale-Vestfalia il 31 marzo del 1939, è cresciuto nelle giovanili della sua città prima di prendere il largo nel calcio professionistico a Colonia, dove rimane per 4 stagioni conquistando il titolo nazionale nel 1962. Lo acquista la Roma che lo gira in prestito al Mantova con cui disputa la stagione '63-'64, in cui debutta in A segnando anche due gol, prima di tornare alla base giallorossa, mettendo in bacheca una Coppa Italia l'anno dopo. Nel 1965 passa al Milan in cui resterà ben 9 stagioni, quasi tutte con Rocco in panchina. Nell'esperienza rossonera vince tutto: scudetto, Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale, Coppa Italia (3 volte) e Coppa delle Coppe (in due occasioni). Nel 1974 lascia il Milan e chiude la carriera in Bundesliga con il Tennis Borussia Berlino nel 1975. Ben 47 le presenze nella Germania Ovest con il raggiungimento della finale mondiale nel 1966, persa con i padroni di casa dell'Inghilterra, e la semifinale 4 anni dopo. Un solo gol messo a segno in Nazionale, proprio quello consegnato alla leggenda nella notte del 17 luglio del 1970.

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